• Un ausilio di grande valore per le problematiche più comuni

    Dalla rabbia dei bambini ai problemi della nanna

  • Davide e la rabbia

    Davide e la rabbia


    Buongiorno,


    sono una mamma di un bambino, Davide, che è nato a dicembre 2011: è un bambino che, anche andando alla scuola materna, ancora non comunica verbalmente ma si fa capire portandoti per mano dove ha necessità di avere o fare qualcosa. Ultimamente è sempre più irrequieto.In erboristeria ci avevano preparato i fiori di Bach da dare quando si dimostrava irritabile, ma a distanza di qualche settimana, non abbiamo avuto nessun esito.


    Siamo sempre sull'attenti e cerchiamo di proporgli sempre qualcosa di diverso e quando ciò che proponiamo non gli risulta gradito, il bambino inizia a graffiare e mordere.In primo momento assecondiamo questi atteggiamenti: lui di contro sembra arrabbiarsi ancora di più, lasciando me e mio marito nell'estrema frustrazione e nell’impossibilità di capire e gestire la situazione.


    Questo comportamento lo riserva a me, a mio marito e alle persone che non lo capiscono. Ho un gran desiderio, che si calmi!Quando ha iniziato ad andare a scuola, ci siamo sentiti sotto accusa, perché ci rimproveravano il fatto che il bambino non stava mai fermo e i lavoretti che erano appesi riportavano “ha buttato a terra i gessetti, non ha voluto collaborare" ecc. e noi soffriamo

    Mi aiuti non so cosa fare, cosa sbagliamo?

  • ​Anna

    ​Anna

    Salve sig.ra Anna, ho letto la sua mail, dalla quale mi sembra di percepire tutta la vostra preoccupazione. Non conoscendo personalmente Davide, ma avendo esperienza con bambini più o meno della sua età, mi sento di rasserenarla.

    Davide ultimamente sta facendo esperienza con la rabbia. Bisogna considerare che vostro figlio ha 4 anni e si fa capire con i gesti: sicuramente il fatto che ancora non riesca a esprimersi verbalmente lo fa sentire frustrato e quindi arrabbiato.


    Tutti i bambini hanno bisogno di sperimentare le emozioni che ribollono dentro di loro e tra queste c'è anche la rabbia: giusto che lui la provi, quello che possono fare gli adulti di riferimento è aiutarlo a gestire questa rabbia, ossia trovare un canale per sperimentarla e nello stesso tempo per autoregolarsi. Come?


    Come possiamo aiutarlo a sentirsi più sereno?Ponendo dei limiti e delle regole. Bambini arrabbiati o che sperimentano tanti sentimenti, hanno bisogno di punti fermi ai quali ancorarsi in caso di confusione: questi punti fermi sono i limiti che lei e suo marito date al bambino. Questo permette a lui di capire cosa è socialmente giusto fare e cosa no, cosa in realtà può fare e cosa no.


    La regola in questo caso non deve essere vista come un limite alla libertà del bambino, ma come un aiuto a capire e a stare sereno nel contesto sociale o familiare nel quale è inserito. Provi a immaginare di essere una sera in un bosco senza una luce, senza nemmeno la luna. Una situazione simile può fare paura anche a un adulto, perché non si capisce dove si può andare, sopraggiunge la paura e magari ansia. Lo stesso provano i bambini quando sperimentano le emozioni intense. Le regole quindi in questo caso sono la luce che delineano un sentiero per poter attraversare il bosco.

  • Questo i bimbi ci chiedono: di aiutarli e di fare luce per loro quando la confusione sopraggiunge.

    Nel bambino piccolo gli emisferi cerebrali (quello destro, più emotivo-affettivo, e quello sinistro, più comunicativo-razionale) non sono ancora completamente in grado di collaborare efficacemente L'aiuto dell'adulto, il limite chiaro e coerente, serve per regolare l'emisfero emotivo surriscaldato.

    Come aiutarlo a sviluppare il linguaggio?

    Cercando di farlo esprimere il più possibile: se indica l'acqua perché ha sete, fate finta di non capire per un po'. Se vuole un gioco sull'armadietto e ve lo indica, fate finta di non capire: il bambino si arrabbierà, urlerà o cercherà di mordervi. È giusto che abbia queste reazioni, perché fino ad oggi le cose sono più o meno funzionate così: lui fa dei gesti e gli adulti lo interpretano. Con una frustrazione misurata, gli state regalando l'occasione per crescere. Quando tenta di mordervi abbracciatelo forte! E continuate a dire che non si deve fare. Ponete voi il limite! Lui è piccolo, ma non per questo deve averle tutte vinte.

    I limiti infondono sicurezza nei bambini: dandoglieli ponete le basi per una crescita serena, una buona fiducia nelle sue possibilità (perché anche se è arrabbiato avrà modo di autoregolarsi) e maggiore autostima.

    Le consiglio alcune letture:

    -D.J.Siegel,T.P.Bryson, “12strategierivoluzionarieperfavorirelosviluppomentaledel bambino”, Raffaello Cortina, Milano 2012.

    - J. Gottman, “Intelligenza emotiva per un figlio, una guida per i genitori”, Rizzoli, Milano 1997. - A. Phillips, “I no che aiutano a crescere”, Feltrinelli, Milano 2010.

    - T.B. Brazelton, J.D. Sparrow, “Il tuo bambino e l’aggressività”, Raffaello Cortina, Milano 2007. - T.B. Brazelton, J.D. Sparrow, “Il tuo bambino e la disciplina”, Raffaello Cortina, Milano 2003.

  • LE DOMANDE SUL SONNO...

    Spesso molti genitori mi chiedono: “E’ possibile svegliarlo al Nido perché poi la sera a casa non dorme più?". Noi, non siamo d’accordo, ma lo facciamo comunque. Cosa si può rispondere a un genitore che ci fa questa domanda?


    Educatrici di un Nido di Milano


    Questa a mio parere è forse una domanda che potremmo evitare di sentircela fare se avessimo scritto sul progetto pedagogico (e se lo avessimo comunicato prima dell'iscrizione, nelle informazioni utili, nel colloquio individuale, nella riunione di inizio anno) che i bambini non vengono svegliati per una scelta del Nido (supportata da molte basi teoriche e da recenti scoperte neuro scientifiche che potrete trovare nei prossimi numeri di Educare03). La trasparenza e il progetto devono essere la base di qualsiasi comunicazione con la famiglia: in questo modo anche la famiglia opta per una scelta più consapevole: decide di iscrivere il proprio figlio in quella struttura proprio perché i ritmi individuali di sonno e veglia vengono rispettati. 


    L'alleanza e il patto educativo devono essere chiari fin all'inizio. Certo, poi dovremmo rendere concreta questa modalità e tarare turni del personale, cambi, uscite e merende sulla base di questo modus operandi. Ma credete, ne vale la pena per il benessere psicofisico del bambino. Se proprio, nelle rare eccezioni si deve svegliare, il consiglio è quello suggerito da Bouton: provate a soffiare nell'orecchio, se il bambino si gira o si muove significa che non è nella fase di sonno profondo, allora procedete, altrimenti aspettate e riprovate! Interrompere il sonno nella fase non REM non è cosa buona! Il mio consiglio rimane quello di farli dormire secondo i loro bisogni. 


    Ho visto molti servizi "impanicati" per la merenda... La merenda può aspettare... e può essere posticipata... E’ opportuno ricordare che durante il sonno il bambino recupera energie e rafforza il suo sistema di difesa contro le malattie e produce l’ormone necessario alla sua crescita; la fase REM (di durata maggiore rispetto all’adulto) è essenziale ai fini dello sviluppo cerebrale. Il sonno inoltre ripulisce il cervello dalle sostanze tossiche di scarto del metabolismo prodotte durante la veglia, il cui accumulo pregiudicherebbe il buon funzionamento dei neuroni. Per approfondimenti: https://www.youtube.com/watch?v=a1Qn0b-N5eA


    Simona Vigoni

  • Mi chiedono consigli, si aspettano risposte... Dopo avermi chiesto di svegliarlo prima al Nido perché la sera non vuole mai andare a letto e dopo avergli risposto che sarebbe meglio di no, mi chiedono: “E allora secondo lei perché la sera non vuole mai andare a letto?"


    Silvia, educatrice


    Rispondere ai genitori non sempre è facile, ma la cosa importante e forse unica che dovremmo tenere a mente è la sospensione del giudizio... sia nei confronti loro che nei confronti dei loro figli. ogni famiglia è un sistema e ogni sistema è unico, con le sue dinamiche ...spesso quando diamo consigli ci sentiamo rispondere: 


    ma questo io lo faccio già, oppure .."ci ho già provato ma niente"... il rischio è quello poi di "finire i consigli che abbiamo tirato fuori dal nostro cassetto" e questo genera un sentimento di impotenza sia in noi che nel genitore...magari avere a disposizione al nido qualche semplice articolo o un libro da prestare ai genitori dicendo...guardi, noi ci siamo aiutati con questo per affrontare questo momento, se vuole può portarlo a casa e poi ci possiamo riconfrontare...magari anche con altri genitori per scoprire poi che non si è l'eccezione, ma quasi quasi la regola, ossia che molti bambini si comportano la sera in questo modo e per scoprire anche che esiste chi si trova dalla parte opposta...cioè è triste perché ha il figlio che si addormenta troppo presto...


    Forse anche un confronto tra famiglie a volte serve a ridimensionare i propri punti di vista... Le motivazioni e le variabili in gioco sono sempre tante, soprattutto in questo delicato momento di separazione durante il quale il bambino potrebbe essere alla ricerca di strategie volte a prolungare il momento vissuto con il genitore che lo sta accompagnando a fare la nanna. L’accresciuta consapevolezza porta il bambino a riconoscere che mentre lui dorme in casa succedono tante cose interessanti...


    E perché dovrebbe andare a letto, mentre intorno a lui c’è ancora tanto da fare, esplorare e scoprire? L’esempio e l’imitazione, poi, nel caso della nanna vengono a mancare, proprio perché i primi ad andare a letto a casa sono proprio loro. Difficilmente i bambini piccoli vedono i genitori dormire. E non diciamo sempre che l’imitazione è uno dei motori dell’apprendimento? Cosa si può fare in questi casi? Nelle mie lunghe chiacchierate con le educatrici mi piace ricordare le parole di Francesca che sottolinea l’importanza dei rituali, ma non solo...


    Questi rituali dovrebbero essere costruiti in modo da garantire un certo protagonismo al bambino, che così sente di aver scelto, sebbene entro i confini stabiliti dal genitore. (adesso si va a dormire, ma scegli tu la storia, o quali animaletti mettere a dormire nel cesto, o chi ti accompagnerà fra mamma e papà... insomma, piccoli escamotage del tipo "scegli tu cosa metterti, ma fra due o tre cose preparate dall'adulto". Altro saggio spunto è quello che invita a preavvisare il bambino di quello che di lì a poco succederà: "tra poco andiamo a letto", "quando finisce il libro andiamo a letto", invece di dire improvvisamente "ora si va a letto!".


    Simona Vigoni